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martedì 11 maggio 2010

Le chiese: c'è chi le costruisce, c'è chi le usa e chi poi le svende



Quando si arriva a vendere una chiesa, c'è da fare solo una constatazione: una volta qualcuno l'ha costruita, oggi nessuno riesce a interessarsene per farla funzionare e a riempirla di fedeli.
Ecco dove avviene l'arresa. E' la crisi di una società che non crede nei propri valori, nella propria storia, nella opera dei propri antenati per manterere viva la nostra identità cristiana.
Esiste una "crociata" a cui pochi tendono per passione e servizio, che è quella nascosta dell'obolo della nonna, del senso civico di chi si opera a portare un contributo con l'accensione di una candela nella chiesa, di chi lascia una offerta, di chi si preoccupa anche di sostituire una lampadina o di sorvegliare il luogo sacro abbandonato. Ne esiste anche un'altra, più organizzata, di chi si propone di raccolgiere fondi per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria.
Non possiamo credere di poter accedere a fondi pubblici per soddisfare le nostre esigenze di fedeli. Essere fedeli vuol dire conservare nello stato più dignitoso i luoghi dove abbiamo ricevuto i nostri sacramenti, dove si sono sposati i nonni, dove si sono battezzati tutti i bambini che da sempre vivono i nostri villaggi, borghi, paesi, città. Se solo potessero tornare in vita gli antenati che sono morti per difendere le loro chiese, per elevare un altare in onore dei santi, dei morti in guerra, dei martiri di ogni storia umana, è giusto se ci schiaffeggiassero e ci considerassero "tiepidi" o miscredenti.
Don Bruno Favini su RAI 3 alle ore 10 dell'11 maggio 2010 spiegava che il Vaticano ha posto delle condizioni nella vendita (tra cui pare, non vendere ad altre religioni, e già, poi invece ci fanno discoteche, ristoranti e supermarcket, che sono di per sè figli della religione di mammona) . E a chi gli chiedeva perchè spendere tutti quei soldi per nuove chiese, vedesi San Giovanni Rotondo, ha risposto asserendo che esistono anche situazioni urbanistiche in evoluzioni e la necessità di adeguare al piano la strutturazione di una composizione organica tra architetture civili e religiose.
Resta il fatto che mancano i fedeli. E fra quelli che si ritengono tali, mancano coloro che rinunciano al superfluo per combattere la propria piccola crociata, la testimonianza di un modo di essere cristiani.
Noi dell'Arca della Bellezza conosciamo assai bene il problema: sappiamo che se ti presenti come proponente alla manutenzione e conservazione in vita di una chiesa, ti viene chiesto a quale diocesi appartiene il sacerdote, quali sono le intenzioni dell'assemblea dei fedeli interessate, l'oraraio di utilizzo della chiesa (che deve essere limitato, e non si capisce perchè) ed eventualmente se pensi di lasciare una offerta. Ma come, siamo noi che ci stiamo proponendo di di aggiustare le cose, e dobbiamo anche pagare un diritto d'uso? Un diritto d'uso per una chiesa abbandonata e pronta ad essere sconsacrata?
Allora il problema non è la chiesetta di per se, ma la possibilità di lucrarci, di ottenere un compenso per magari pagare il mutuo di chiese massoniche e moderne costruite col solo fine di mantenere l'economia di mafie locali.

Dunque la fede non manca solo ai fedeli, ma soprattutto ai pastori e agli apostoli.
Se non si fa una scelta seria di vita cristiana, come si fa a servire il Signore e Mammona contemporaneamente.

L'unica difesa resta ancora quella territoriale dei leghisti. Quindi finchè la mettiamo che non si vuole vedere "l'altro" del colore diverso della pelle, ancora si riesce a tenere in piedi un minimo di orgoglio inbastardito dal senso del sè e dell'io. Una religione che il Vaticano alimenta senza forse nemmeno rendersene conto. Ma quando è che cominciamo davvero a diventare Chiesa?

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